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domenica 12 ottobre 2014

GLI HAPPENINGS: Intervista ad AUGUSTO DE LUCA

Sulla linea della performance sempre come denuncia sociale, con la protesta di strada attraverso la rappresentazione del “problema”, ho ritenuto opportuno analizzare un altro tipo di perfomance che è quella dell'Happening, prendendo come esempio il caso di Augusto De Luca, perfomer e fotografo, meglio conosciuto come il “Cacciatore di Graffiti”. Il concetto di Happening nasce da Allan Kaprow, artista statunitense, il quale utilizza il termine per definire una forma espressiva da lui stesso creata e interna all'opera “18 Happenings in 6 parts” esposta nel 1959 alla galleria Reuben di New York, e da allora l'Happening diventa uno dei linguaggi dell'arte più caratteristici e peculiari nel periodo degli anni '60-70 nel mondo. L'Happening avviene in una trama ben precisa, strutturata a comparti all'interno dei quali avviene un qualcosa, accade un evento, in contemporanea o sequenzialmente collegato. A tal proposito ho trovato interessante esporre l'happening organizzato da Augusto De Luca, il fotografo performer di cui sopra, il quale ha organizzato una partita di Golf nelle buche stradali di Napoli con
partenza da Piazza del Plebiscito. Ho incontrato Augusto per un caffè, di seguito alcune risposte alle mie domande. Lei ha organizzato un happening tenutosi a Napoli in Piazza del Plebiscito non molto tempo fa. Ha utilizzato le “buche” stradali della città come campo da Golf all'interno del quale poter giocare una partita. 




Qual era il suo intento? Cosa voleva dimostrare?
«Una surreale partita di golf nelle buche stradali. Campo migliore di Napoli non c'è. Per questo motivo ho deciso di radunare un gran numero di partenopei in piazza del Plebiscito a Ferragosto il 15 agosto 2011, alle ore 18 del pomeriggio… Lo scopo? 19 Trasformare l'emiciclo in un vasto green. L'idea provocatoria è stata rilanciata sulla scorta di un precedente filmato diffuso su youtube "Partita a golf di Augusto De Luca (passatempo di un artista a Napoli)" in cui effettivamente giocavo a golf tra le macchine in strada: impugno il ferro, colpisco la pallina e la spedisco in una delle voragini che tempestano le strade cittadine, su ognuna delle quali è piazzata una bandierina; il "campo", naturalmente, è la carreggiata. Poi ho deciso di amplificare l'operazione, coinvolgendo molti napoletani. La pubblicità virale dell'evento è stata lanciata con due messaggi uguali partiti da due accounts di facebook. Il messaggio ha raggiunto più di 10.000
persone e la risposta in rete è stata eccezionale, e ha suscitato molta curiosità.
Ho ricevuto perfino richieste di esportare l'iniziativa in altre città. Questa è una denuncia sotto forma di provocazione (clicca qui per l'intervista a Francesca Vaccaro e il suo concetto di Denunci-attore). Si gioca non per divertirsi, ma per ricordare e denunciare. Sotto il sole di Ferragosto, con molto entusiasmo, molta curiosità e la sensazione di partecipare ad una provocazione, nel solco della street art, io e alcuni collaboratori abbiamo montato al centro di questa monumentale piazza un quadrato con bandierine e start. Quattro ragazze, con la maglietta e il berretto de il Cacciatore di Graffiti (altra mia identità) distribuivano volantini con la spiegazione della performance - denuncia. Poi tre ragazzi hanno cominciato a invitare gli intervenuti a tirare con il ferro le palline nella piazza. Hanno giocato adulti, bambini e anziani mentre videoriprendevo il tutto per montare il secondo video. L'atmosfera era allegra e divertente, tutti erano d' accordo sulla giusta motivazione di questa inusuale performance.Non è stata importante l'effettiva partecipazione della gente, ma la denuncia di un degrado senza precedenti che è rimasta. Gli incidenti, le auto e le moto distrutte, le otto vittime, causate dalle buche stradali, l'immagine complessiva di una città “Groviera”, rendono Napoli “repellente” per chi ci vive e per chi vorrebbe visitarla. Una provocazione dunque, una provocazione ironica che serve a far pensare. L'ironia arriva prima e non è violenta. Ripeto, si gioca quindi non per distrarsi, ma per ricordare e denunciare; poi come in un “work in progress” che si rispetti, poteva essere tutto o niente.… Sono sicuro che gli automobilisti ad ogni buca si ricorderanno della mia provocazione». 

Crede che la performance possa essere la chiave di un cambiamento graduale? Che l'arte possa essere ascoltata? 
«Pedagogica o no, la creatività che si manifesta anche con la provocazione, l'ironia, il paradosso, sicuramente lascia un segno proprio per la sua diversità; per la sua non scontata lettura o denuncia di un evento, di un fatto, di un concetto. E' questo che determina un ricordo più marcato (memoriale), che rimane sicuramente oltre l'effetto di ogni metodo alternativo. Diciamo che in maniera più o meno consapevole, la coscienza assorbe il messaggio, che scorre creando l'argine per il nuovo».


Lei oltre che fotografo è anche un performer , quanto potere ha oggi secondo lei il teatro sociale, la denuncia attraverso la rappresentazione?
«Fino dall'antica Grecia, l'uso della rappresentazione teatrale provocava la “Catarsi”
(purificazione). Lo spettatore, attraverso la rappresentazione di vicende che
suscitavano forti emozioni, provava pietà per gli avvenimenti che travagliavano i
protagonisti del dramma e terrore all'idea che anche lui avrebbe potuto trovarsi in
situazioni simili a quelle rappresentate. Chiaramente anche oggi la rappresentazione
influisce sul fruitore, tanto da diventare, in alcuni casi, addirittura pericolosa. Basti
pensare all'influsso negativo che alcune trasmissioni televisive operano sulla
collettività…sui bambini».

Che risposte ha avuto a seguito della sua “Performance” ? È stato criticato
negativamente?
«Non ci sono state critiche negative, ma le buche stradali purtroppo ci sono ancora,
questo dipende dalle istituzioni e dai soliti politici, in loro certo non vi è non vi sarà mai una catarsi.

PAGINA FB DI AUGUSTO DE LUCA


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