Vi presento Sebastiano Filocamo attore e regista italiano, milanese ma con origini siciliane, si forma nell'Accademia dei Filodrammatici di Milano e lascia gli studi a quattro esami dalla fine del percorso universitario con indirizzo “Dall'età evolutiva fino alla devianza e alla criminologia” per via della tournèe con la quale vediamo il suo esordio con “Nemico di Classe” di Nigel Williams, un “Cult” italiano, se vogliamo, al fianco di Claudio Bisio, Paolo Rossi e Elio De Capitani. Lavora tanto a teatro quanto nel cinema al fianco di Gèrard Depardieu e Roman Polanski, e viene diretto da registi del calibro di Giuseppe Tornatore e Federico Brugia. Impegnato da sempre in scelte attoriali di denuncia sociale e impegno civile, Sebastiano ha da non molto tempo realizzato uno spettacolo “Ostinati e Contrari” in collaborazione con l'associazione di musicoterapia “La Stravaganza” , spettacolo di denuncia contro la diversità, la disabilità e i diritti umani e civili negati, affrontata con differenti temi. Lo spettacolo porta in scena più di quaranta performers tra disabili, operatori e volontari , tra “grandi nomi” e “figli dei Talent Show”, insomma una vera e propria mèlange per annullare in qualche modo le diversità. Spettacolo teatrale sulla poetica di Fabrizio De Andrè, composto da undici sue canzoni, ognuna delle quali arrangiata da Michele Monisteroli che rappresentava singolarmente un “manifesto di denuncia” di un determinato tema. Lo spettacolo ha avuto numerosi riconoscimenti, oltre che grande successo, ed è stato rappresentato anche al Teatro Valle Occupato di Roma. Ha ricevuto una medaglia dal Presidente della Repubblica per “L'appassionato impegno civile”. Tra i “Grandi nomi” hanno partecipato Yukie Suzuki, Paola Iezzi (del duo Paola e Chiara) , Niccolò Agliardi, Andrea Gioacchini e con le voci di Ambra Angiolini, Claudio Bisio, Corinna Augustoni e Maya Sansa, quest'ultima neo vincitrice del premio David di Donatello 2013 come “miglior attrice non protagonista” per il film “Bella Addormentata” diretto da Marco Bellocchio. Ho avuto il piacere e l'onore di incontrare Sebastiano e potergli rivolgere alcune domande.
Sebastiano Filocamo nella foto di Mustafa Sabbagh |
Come nasce “Ostinati e Contrari”?
«Lo spettacolo “Ostinati e Contrari” è nato da un laboratorio di due anni di pazienti che seguo. Quello che interessava a me era mettere insieme il “paziente” e il “professionista”. Lo spettacolo è strutturato con canzoni di De Andrè, ognuna delle quali è stata riarrangiata , riscritta e cantata da alcuni professionisti e dal coro nel gruppo della “Stravaganza”.Io come attore arrivo da uno spettacolo che in Italia è stato un “cult” , “nemico di classe” ,spettacolo di denuncia sul malessere, sulla scuola, in copertina con Bisio, per cui io da lì ho sempre fatto scelte sociali. Poi mi sono occupato di un gruppo di pazienti, malati psichiatrici, perchè il mio percorso universitario si è fermato a 4 esami dalla fine per via del teatro, con tournee e il mio indirizzo era dall'età evolutiva fino ad arrivare alla devianza e alla criminologia. In questo
gruppo è nato un progetto su De Andrè perchè in qualche modo è stato il fautore della diversità, dei gusti, del disagio, quindi un alto valore di denuncia e condizione civile. E quindi ogni canzone è stata traslata ed è diventata un manifesto, per esempio la canzone “Andrea” contro l'omofobia, poi la “denuncia di Maria” contro il femminicidio e la denuncia alle donne con la voce di Ambra».
Credi nel potere che ha la performance come azione di denuncia sociale, ma perchè
proprio la performance e non un'altra modalità di denuncia?
Foto di Monica Silva |
«Perchè inanzitutto l'arte se fatta con onestà e passione è riabilitativa. Io ti posso garantire, non perchè lo dico io, ma perchè lo hanno visto e confermato medici e tutori, il mio modo di approccio è artistico, cioè io non li tratto da pazienti e questa è una cosa molto importante, io lavoro insieme a loro non nascondo le proprie problematiche, se un ragazzo ha un braccio sifulo non lo nascondiamo, ma neanche agiamo per compassione. La performance è qualcosa che ti porta improvvisamente a interpretare qualcun'altro, un personaggio, quindi non sei più tu e ricevi forza da questo, ricevi forza interiore e il fatto che gli altri guardano te e non il tuo malessere. La performance è la mia metodologia, non è che guarisci con essa, ma c'è stato addirittura un calo di farmaci per alcuni. Io non lavoro con loro per soldi o popolarità, non sono un tipo popolare, anche come attore ho fatto un certo tipo di scelte. Quindi lavorare nella creatività significa elaborare una metodologia interna diversa, perchè tu ti approcci come se fossi un altro, quindi dimentichi per un attimo la tua patologia e in qualche modo la parte sana si allarga, diventa più importante. L'arte dovrebbe essere a favore della socialità, non ho mai concepito lo spettacolo fine a sé stesso, anche se in passato mi è capitato di parteciparne. Io ho trent'anni di esperienza messe al servizio di queste persone ma non come maestro ,come a loro piace chiamarmi, il contributo di ognuno rende unico il progetto. Fare questo tipo di esperienza è uno scambio».
Come mai secondo te c'è chiusura nell'aprirsi a collaborazioni tra vari enti che si
occupano di Teatro sociale?
«Per me la collaborazione è importante, se fatta da professionisti, però c'è la percezione di una paura in generale che qualcuno possa toglierti il lavoro, c'è una tendenza a ritagliarsi il proprio orticello».
Da una critica allo spettacolo “Ostinati e Contrari” di Andrea Dispensa:
“Spettatori che hanno l'obbligo di non applaudire se non solo a cose finite, anche in momenti di tenerissima follia [...] Ci si commuove, si scopre una sfaccettatura nuova dell'arte. Si sente la necessità di battere le mani ma non si può fare. Come se mancasse un arto anche a chi osserva. Come se si volesse a tutti i costi fare una cosa ma non se ne ha la possibilità. A chi appartiene, in questo caso,il disagio?A chi assiste o a chi recita? Poco importa”.
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