Tommaso Bernabeo, classe 81, Ortonese D.O.C. .Attore, Regista e Insegnante di recitazione per alcuni , maestro di vita e genio per altri, come me. Chi ha avuto il piacere di conoscere Tommaso e lavorare con lui sa per certo che il confronto con Eimuntas Nekrosius regge e come. Allievo di Sabatino Ciocca, Paolo Diodato e Alba Bucciarelli tra gli altri, si è diplomato nel 2006 all' Accademia del Teatro Marrucino di Chieti e ha alle spalle più di ottanta spettacoli e moltissime repliche. Un vero artigiano che conosce bene le regole del Teatro e ce ne svela - volentieri - alcune:
Stando alla tua carriera da attore hai esordito per la prima volta a teatro nel 1997 con "Incidente a Vichy” di A. Miller diretto da Massimo Paolucci. E' così? Cosa ricordi di quella esperienza?
Sicuramente è stata un’esperienza emozionante. Eravamo ad Agnone per un concorso tra scuole superiori, io facevo la parte dello zingaro (3 battute, forse) ed ero così teso che, davanti allo specchio, tendevo ad ipnotizzarmi da solo ripetendo all’infinito la mia parte. Poi il testo è veramente grandioso, una somma di emozioni, di silenzi carichi di tensione... il Teatro con la T maiuscola. A distanza di più di un decennio, lo abbiamo ripreso coinvolgendo anche la nota attrice Vanessa Gravina, e le emozioni sono triplicate. Diciamo che considero questo testo una sorta di portafortuna, oltre al fatto che mi ha permesso di imparare la prima regola del Teatro: non si è mai soli, si fa parte di una compagnia che si dà al pubblico nello stesso tuo modo. Da questo spettacolo sono nate molte amicizie, in primis con lo stesso Massimo… pensa un po’, è stato lui a sposarmi!
Sei stato diretto, nel tempo, numerose volte da Sabatino Ciocca, come mai? che legame c'è tra voi?
Sabatino è stato il mio primo, grande maestro. Mi ha insegnato l’importanza della pausa, del silenzio, il teatro come somma di emozioni e di poesia, un teatro che non corre, che non è veloce e stressante, ma rilassa, inquieta, scava nel primordiale per far uscire l’Arte. E’ un grandissimo regista, ti consiglio di vedere i suoi lavori. E poi, nel tempo, è diventato come un secondo padre.. pensa che ogni volta che dirigo qualcosa o interpreto una parte, è di lui che temo più il giudizio! Credo che comunque sia normale… Dovremo trovare il tempo di lavorare ancora insieme, chissà!
Uno dei tuoi più grandi successi fu lo spettacolo "Tutti insieme appassionatamente. Il Musical" diretto da Fabrizio Angelini, proprio due anni fa. Cosa ricordi di quell'esperienza?
Parlando di grandi maestri, continuo con Fabrizio. Un grande, veramente. Lascia liberi di esprimersi ma è talmente matematico e preciso nei suoi lavori che diventi senza volerlo la lancetta di un orologio perfetto. Ti dico, oltre a “ Tutti insieme appassionatamente” ( con cui ho avuto il grande piacere di lavorare con alcuni miei piccoli allievi e , fidati, è un emozione interminabile), il grande lavoro che ho fatto con Fabrizio è stato “ Aggiungi un posto a tavola”, l’edizione ufficiale, con cui siamo andati in tourneè l’anno scorso, visitando i teatri più importanti d’Italia. Il musical, sinceramente, non mi appartiene, perché non ho studiato per quello, ma Fabrizio e Gabriele ( il Don Silvestro di Aggiungi e un altro carissimo amico) mi hanno introdotto pian piano in un mondo che ho imparato ad apprezzare. Dell’esperienza ricordo questo: l’amicizia, la fratellanza che ci legava, i sorrisi e le battute fuori scena, e gli applausi di duemila mani minimo che alla fine ti ricompensavano e ti facevano sentire al di là dei cieli. Un’ultima cosa: Aggiungi un posto a tavola continua la sua tourneè quest’anno. Dal 2 al 8 dicembre saranno a Roma, presso l’Auditorium della Conciliazione… non perdetevelo, fidatevi di me! E’ sempre un pezzo grande della storia teatrale italiana!
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Mi dedicherò all’insegnamento e alle regie. Ho due "Beckett" con Teatrosenzatempo Accademia (qui) da fare nel mese di marzo, quindi grottesco assoluto, per passare alla Sarah Kane di Psychosis ad Aprile, con la Compagnia dei Malì. Il prossimo anno.. chissà.. è un mestiere talmente misterioso, questo!
Teatro o Cinema: Cosa ti piace di più?
Per la costruzione del personaggio, l’immedesimazione, la bellezza di rivestire altri panni, credo che siano simili. Ovviamente, ed è scontato dirlo, il Teatro regala emozioni e adrenalina che il Cinema non può dare. Esibirsi davanti a 2, 5, 10, 100, 1000 persone è tensione e scariche elettriche fisiche e mentali. Quindi, il Teatro lo preferisco, ma il cinema non lo disdegno. In fin dei conti, stiamo parlando di facce diverse della stessa Arte.
Nel corso della tua carriera artistica ti sei dedicato anche all'insegnamento e hai diretto numerosi spettacoli teatrali. Quanto ti piace insegnare?
Insegno da una decina di anni, ormai, ed è sempre grande fonte di soddisfazione, soprattutto vedere quando i ragazzini che avevi diventano grandi e sempre più coscienti delle loro possibilità. Mi piace insegnare perché molte volte gli allievi, involontariamente, mi insegnano qualcosa che mi arricchisce e mi permette di sperimentare nuovi mondi teatrali. Mi piace insegnare anche perché vedo ( soprattutto sui più piccoli allievi) che il mio insegnamento dà loro la possibilità di impadronirsi della vera chiave che apre il mondo dell’arte: la Curiosità.
Foto da "Peter Pan" Regia T. Bernabeo |
Quanto pensi sia importante la tecnica in un percorso di studio della recitazione?
La tecnica non è importante, è fondamentale, soprattutto nel mondo in cui viviamo, dove i 15 minuti di celebrità sono diventati mesi ed anni, accompagnati dallo scarso talento e dalla troppa immagine. Lo studio e la tecnica sono importantissimi, ma non bisogna tralasciare la sensibilità e l’emozione. Diciamo le cose come stanno: un attore solo tecnico, che non è accompagnato da un bagaglio di esperienze e di sensibilità interiori diventa un guscio vuoto. Io preferisco da sempre gli insicuri, i nerd, i borderline: sono loro che hanno la rabbia e la sensibilità talmente sviluppata che, accompagnata da una buona tecnica, li potrebbe far diventare ottimi attori.
Studiate, studiate, studiate. Non abbattetevi mai. Cercate di raggiungere la cima e , una volta scalata la montagna, ritornate a valle, e continuate a scalare. Il piacere vero teatrale è nella ricerca, nello studio, nella prova soprattutto. Lo spettacolo è merce, la prova è arte. E continuate a provare per sempre.
Tra fortuna, talento e carattere: quale pensi sia più importante per il successo?
Credo che la vera domanda debba essere “ Quanto è importante il successo??”. Viviamo nell’epoca in cui il successo è dato a chiunque, e chiunque lo pretende. Il Teatro è un’altra cosa. Le persone che credono di utilizzare l’Arte per avere successo sono quelle persone vuote che all’Arte non piacciono. L’Arte è sacrificio, è una missione personale, è essere eremiti, essere soli. Il successo può accompagnare questa missione, è chiaro, e ci vuole un mix perfetto delle caratteristiche che hai elencato. Ma il successo non può mai oscurare la missione dell’attore teatrale: quella dell’espressione, in ogni sua forma. Se la voglia di successo vince, non parliamo di arte, ma di chirurgia estetica fatta da un medico ubriaco.
Da diverso tempo, ormai, c'è un forte calo di pubblico negli spettacoli teatrali Italiani. A cosa pensi sia dovuto questo?
Si ricollega a quello che dicevo prima. Il pubblico non è ignorante, non è deficiente. Capisce se uno spettacolo è provato, è sudato, se il cast si è sacrificato per la causa. Oggi si punta al nome, al mero guadagno (che ci dev’essere, perché IL LAVORO DELL’ATTORE E’ UN LAVORO) e si tralascia la voglia di fare arte che spinse tanti artisti prima di noi. Il pubblico è stufo della solita pappa, è stufo di essere trattato come un bambino da educare. Ricordiamoci che noi siamo pubblico, e vogliamo sempre qualcosa di nuovo, qualcosa che non puzzi di necrofilia.
Un grazie di cuore a Tommaso Bernabeo!
Pablo Cortez
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