Il Tappeto di Iqbal è una cooperativa che opera nell'ambito delle minoranze avendo come riferimento ragazzi dai sette ai vent'anni del paese di Barra, quartiere di Napoli, dove i “problemi” legati ad organizzazioni criminali, come la camorra, sono all'ordine del giorno. E' uno dei paesi con più alta dispersione scolastica in Italia, e in questo si inserisce il lavoro di un ex ingegnere, Giovanni Savino, artista “circense” prima che attore, che con le sue tecniche artistiche dona ai ragazzi soggetti a “condizioni drastiche” nuovi orizzonti,nuove speranze e nuovi sogni in cui credere. Lavora giornalmente con ragazzi di famiglie numerose, spesso ex tossicodipendenti o artefici di piccoli reati. I risultati sono tanti e spesso molto importanti, come l'invito della cooperativa al Senato della Repubblica grazie al rapporto di collaborazione con il garante per i diritti dei minori, l'Unicef, e la Comunità Europea. Con lo spettacolo “Lui chi è”, scritto e diretto da Giovanni Savino, i ragazzi del “Tappeto di Iqbal” raccontano le difficili condizioni con le quali sono alle prese tutti i giorni e tra queste rientrano l'autofinanzimento, i problemi relativi al terzo settore, la realtà camorristica e gli sforzi fatti da Giovanni e da essi per cercare di portare avanti il lavoro e avere una vera e propria sede stabile. Ho avuto la possibilità di intervistare Giovanni Savino e scoprire notizie davvero interessanti.
Come nasce e di cosa si occupa il Tappeto di Iqbal?
«Il tappeto di Iqbal principalmente si occupa di minori, definiti a “rischio” quindi principalmente ragazzi che vengono da contesti sociali deviati, con grandi difficoltà socio culturali e familiari, in un'area che è quella di Barra , che è un quartiere di Napoli con il numero di giovani più alto dei quartieri di Napoli ma nello stesso tempo con la più alta percentuale di dispersione scolastica di tutta Napoli. In questa situazione ci muoviamo come cooperativa, come educatori, e intercettiamo qualcosa come dai 40 ai 60 ragazzi, in una fascia di età dai sette anni e vent'anni. La cooperativa Nasce nel 1999. E' stata sempre una cooperativa innovativa e fondamentale e per dieci anni ha gestito il progetto “Chance” progetto conosciuto in tutto il mondo, che vedeva il ruolo degli educatori all'interno delle scuole. Si è sempre avuta una vocazione artistica, soprattutto nella creazione di quella che è la figura dell'artista sociale. Dopo le attività scolastiche, nel pomeriggio, i ragazzi all'interno di questi centri di aggregazione prendevano parte alle attività, la più importante era quella della “trampoleria”. Nel 2010 a seguito della chiusura del progetto “chance” da parte della regione Campania, il “tappeto di Iqbal” fallisce e quindi, essendomi avvicinato già dal 2009 a questo tipo di lavoro, divento il presidente del Tappeto di Iqbal e una delle mie più grandi vocazioni è sempre stata quella del teatro, dell'espressione artistica come metodologia in situazioni educative e decido di utilizzarla , decidendo di rimanere. Così inserisco all'interno del gruppo sociale proprio quei ragazzi che erano stati utenti del progetto, quindi i ragazzi di strada, situazioni di tossicodipendenza, camorra, mafia e delinquenza in genere come rapine etc.., e l'unico modo che mi veniva in mente per poter creare il gruppo che poi potesse condividere un percorso professionale era quello di utilizzare il Teatro. Quindi inizio con i “trampoli” e iniziamo ad unirci ai vari circhi sociali italiani e al teatro sociale di denuncia e con questo nasce “Lui chi è”. Io sono ingegnere anche se non mi piace affatto, c'era bisogno di una persona che curasse il teatrino della scuola di Barra e ho iniziato così, imparando dall'esperienza stessa. Purtroppo nell'ultimo periodo si è creato un certo escamotage nell'utilizzo del Teatro Civile. E' un lavoro che comporta molti rischi il mio, una volta ho perso uno dei miei ragazzi perchè sparato, e mi sono messo a scrivere un testo, reagisco con l'arte alla vita».
Che potere ha oggi la performance come azione di denuncia sociale?
«Io vengo da un percorso di centri sociali, è da quando sono piccolo che manifesto, denuncio e le ho anche prese dalle istituzioni (ride), ma credo che quando si denuncia per “svegliare le coscienze” ogni modalità che non comporta danni a cose e persone è giustificata. E lo dico dopo tanti anni in cui denunciavo diversamente. E' ovvio che alla base c'è la cultura, una storia di un popolo, di un paese, quindi la risposta non può essere universale. Esprimersi attraverso l'arte è il punto. Il teatro di denuncia, se viene da un'urgenza forte, di necessità di dire delle cose - e per me quello è fondamentale, indispensabile - cambia, arriva alle persone, ovviamente fatto con una certa qualità artistica. Per quanto ci riguarda abbiamo molto più supporto dall'italia che da Napoli».
Non hai paura di esporti così tanto rispetto a temi come la camorra?
Ecco una video intervista di Giovanni Savino:
Sito internet "Il Tappeto di Iqbal" QUI
Pagina Facebook
Grazie a Giovanni per il tempo che ci ha dedicato
Il Pensiero Laterale - Pablo Cortez
Che potere ha oggi la performance come azione di denuncia sociale?
«Io vengo da un percorso di centri sociali, è da quando sono piccolo che manifesto, denuncio e le ho anche prese dalle istituzioni (ride), ma credo che quando si denuncia per “svegliare le coscienze” ogni modalità che non comporta danni a cose e persone è giustificata. E lo dico dopo tanti anni in cui denunciavo diversamente. E' ovvio che alla base c'è la cultura, una storia di un popolo, di un paese, quindi la risposta non può essere universale. Esprimersi attraverso l'arte è il punto. Il teatro di denuncia, se viene da un'urgenza forte, di necessità di dire delle cose - e per me quello è fondamentale, indispensabile - cambia, arriva alle persone, ovviamente fatto con una certa qualità artistica. Per quanto ci riguarda abbiamo molto più supporto dall'italia che da Napoli».
Non hai paura di esporti così tanto rispetto a temi come la camorra?
«Certo e mi piace moltissimo prendere in giro i “camorristi” anche se hanno un bassissimo senso dell'umorismo. Ma non sono loro il problema. Al momento gli unici che ci sostengono sono il garante per i diritti dell'infanzia che ci ha portato anche al Senato della Repubblica, Save The Children, Unicef e la Comunità Europea. Il Sindaco, gli assessori della municipalità di Barra, tutto quello che concerne le istituzioni locali è contro di noi.E' molto tempo che chiedo una struttura per poter fare questo tipo di attività. Ho avuto tante proposte di trasferirmi fuori Napoli, per lavorare in altre comunità ,ma voglio restare qui, per fare denuncia, scrivo e faccio quello che faccio qui, perchè sono qui. Al momento il mio posto è qui».
Ecco una video intervista di Giovanni Savino:
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Grazie a Giovanni per il tempo che ci ha dedicato
Il Pensiero Laterale - Pablo Cortez
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